venerdì 30 giugno 2017

Adesso l’emigrante pensionato diventa un problema?



“A Bardi, nel Parmense, vivono 2185 abitanti; 1517 risiedono all’estero e sulla casa natia non pagano Imu e Tari.”  Inizia così un articolo a firma Francesco Nani pubblicato oggi da Repubblica.it. dove si coglie che la causa dell’indebitamento di alcuni piccoli comuni sia da attribuire agli emigranti ormai pensionati. 
Il tutto parte da un'interrogazione del deputato PD Giuseppe Romanini che si è appellato ai  ministri Minniti e Padoan affinché intervengano, questo il senso, per rimpinguare la casse dei piccoli comuni in crisi per il diminuito gettito fiscale conseguente, dopo la legge 80/2014, all'esenzione dall'IMU gli emigranti pensionati e riducendo a un terzo Tarsi e Tasi.
Bardi è un grazioso paese ricco di Storia che merita attenzione culturale e turistica; la sua Sindaca si lamenta dello spopolamento del suo territorio causato dall'alto numero di coloro che anni fa si sono trasferiti all'estero e ora, diventati pensionati, non pagano più imposte e tasse locali del comune italiano di provenienza. La sua voce, per come la interpreto io, vuole essere anche espressione di altre situazioni problematiche dove lo spopolamento dei territori ha messo in difficoltà le casse comunali. Vero, che però sul banco degli "accusati" ci debbano stare i suoi ex concittadini da tempo emigranti e che ora sono diventati dei pensionati, ne passa. Va ricordato che appena un anno fa (febbraio del 2016)  la stessa Sindaca, in un’intervista a IlParmense.net, dichiarò che lo spopolamento era conseguente al fatto che le coppie giovani andavano a prendere dimora in altri comuni. 
Mi spiace che l'articolo non abbia fatto riferimento a comuni che, invece, incassano fior di soldi  dagli emigrati che hanno lasciato le loro abitazioni vuote e sfitte: lo fecero all'indomani del d.l. 201/2011 le amministrazioni di Milano e Roma, tanto per citarne due, che continuano a registrare nuovi espatri di loro concittadini.
Fu un provvedimento, credo il primo adottato dal Governo Monti, che dava discrezione ai Comuni l'assimilare ad abitazione principale l’immobile lasciato sfitto dagli iscritti all'Anagrafe Italiani Residenti all'Estero; in caso contrario veniva classificato come "altri fabbricati" gravandolo di imposte e tasse al pari di una seconda casa. In altri termini sui nostri emigranti l'onere - iniquo - di pagare per strutture e servizi di cui godono invece, a livello continuativo, i residenti nel comune.
Da una mia ricerca furono centinaia i comuni, tra cui molti capoluoghi di regione e di provincia, che fecero una scelta obiettiva, ragionata: "non graviamo i nostri emigrati di tale imposta e assimiliamo le loro case ad abitazione principale". Non così, come detto, Roma (giunta Alemanno) e Milano (giunta Pisapia). 
Nel 2014 la legge 80 del 23 maggio eliminava tale discrezione assimilando ad abitazione principale solo le abitazioni di proprietà di pensionati residenti all'estero. Nondimeno ecco cosa precisava: "Sull'unita' immobiliare di cui al comma 1, le imposte comunali TARI e TASI sono applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi."
E qui un interrogativo è d'obbligo: dato che le tasse si applicano per servizi di cui uno ne usufruisce, perchè debbo gravare di una tassa, seppur ridotta, quel servizio se non è utilizzato? 
Dio non voglia che, a seguito dell'interrogazione di Romanini venga ripristinata l'IMU a tutti gli emigranti!
Quell'articolo di Repubblica apre a varie considerazioni tra cui una che può sembrare banale ma banale non è: se una persona è iscritta all'AIRE significa che è residente all'estero, ragion per cui la  gestione amministrativa dovrà essere commisurata ai soli residenti, a coloro che utilizzano in forma continuativa i servizi predisposti dal comune. I pensionati a cui fa riferimento quel servizio sono, verosimilmente, lavoratori emigrati decenni orsono e il Parmense ha contribuito enormemente all'emigrazione, connazionali che, con il loro onesto impegno, hanno fatto onore all'Italia. 
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mi ha prontamente risposto il deputato Giuseppe Romanini, ne riporto i brani principali:

"Spero non voglia credere che l'iniziativa parlamentare ripresa dall'articolo di Repubblica sia stata mossa da intenti polemici nei confronti delle nostre comunità all'estero.
Non ve ne è alcuno nè da parte mia nè tantomeno da parte della sindaca del comune di Bardi che è ben cosciente, come me e come tutti gli amministratori dei nostri comuni di montagna, non solo della storia e della vicenda umana delle comunità residenti all'estero ma anche del ruolo fondamentale che queste hanno per le casse dei comuni di provenienza.

L'ingiustizia che l'interpellanza vuole rimuovere è piuttosto quella perpetrata nei confronti dei Comuni nei quali questi immobili sono ubicati.
Normalmente si tratta di piccoli comuni situati in aree interne e tra questi i più danneggiati sono proprio quelli nei quali il fenomeno migratorio è stato più.
La norma non avrebbe dovuto influire sull'equilibrio del loro bilancio in quanto il Ministero dell'Economia e delle Finanze si era impegnato a compensare integralmente il mancato gettito dovuto alla esenzione dei pensionati AIRE.
Viceversa la quantificazione del fondo di compensazione è stata fatta al ribasso, solo 6 milioni di euro, e gli effetti di questa sottostima si sono manifestati pochi giorni fa quando, con decreto del direttore centrale della finanza locale del dipartimento per gli affari interni e territoriali del 19 giugno 2017, il Ministero dell’Interno ha disposto il riparto tra i Comuni del contributo a ristoro degli effetti diretti ed indiretti dei minori gettiti di IMU, TARI e TASI sulle unità immobiliari possedute dai cittadini italiani non residenti iscritti all’AIRE e già pensionati nei rispettivi paesi di residenza.
Quel che si chiede non è ridurre le esenzioni ma di adeguare il fondo in modo da salvaguardare il diritto acquisito dai residenti all'estero e l'equilibrio dei bilanci dei comuni di provenienza.
Confidando di avere chiarito l'intento della mia iniziativa, Le invio i più cordiali saluti."
 
Ringraziando gli ho proposto che, oltre a non ridurre le esenzioni a favore dei nostri Emigranti, quei comuni in difficoltà economica beneficino dell'istituzione di un fondo finanziato da amministrazioni come Roma e Milano che incassano centinaia di migliaia di euro da imposte e tasse locali pagate dai loro ex concittadini ora iscritti all'AIRE. Per chi non lo sapesse all'Anagrafe Italiani Residenti all'Estero ci si iscrive non meno di un anno dopo aver preso defintiva dimora nel nuovo paese, non troviamo quindi funzionari in tasferta o studenti dlel'Erasmus, ma lavoratori che hanno lasciato i loro affetti più cari in Italia per cercare nuovi traguardi oltre confine.