martedì 17 ottobre 2017

Ormai 5 milioni gli Italiani residenti all'estero

Emigrante, una parola che, per uno strano quanto inconcepibile pudore, si stenta a pronunciare, eppure l’anno scorso 124.076 Italiani hanno riempito la loro valigia di speranze trasformandosi in emigranti.
Si raggiunge così il considerevole numero di 4.973.942 connazionali iscrittisi all’anagrafe dei residenti all’estero, un popolo che rappresenta l’8,2% della popolazione residente in Italia che, tra l'altro, è in leggera diminuzione rispetto al 2015 (60.589.445 contro 60.665.551). 
La Lombardia, con 22.981 unità (20.088), è la regione con il maggior numero di espatri nel 2016, la seguono il Veneto (11.611 -  10.374), la Sicilia (11.501 - 9.823), il Lazio (11.114 - 8.436), il Piemonte (9.022 - 8.199), l'Emilia Romagna (8.826 - 7.644) la Campania (8.074 - 6.827), la Toscana (6.502 - 5.504) e la Puglia (6.194 - 5.232) - in corsivo i dati del 2015.
Dove sono andati?
Le nazioni che hanno registrato i nostri maggiori arrivi state il Regno Unito (24.771), la Germania (19.178), la Svizzera (11.759) e la Francia (11.108). L'Argentina, pur avendo ricevuto meno Italiani rispetto all'anno precedente (4.425 contro 5.187) resta comunque la terra con il maggior numero di nostri emigrati (804.696) seguita dalla Germania (723.846) e dalla Svizzera (606.578).
E' quanto rilevato alla data 1 gennaio 2017 e reso pubblico oggi dalla Fondazione Migrantes presentando la XII edizione del suo Rapporto Italiani nel mondo (curatrice Delfina Licata a cui nove mesi fa venne conferito il Premio ASI Italiani nel mondo), un volume di oltre 500 pagine che non trascura un aspetto altamente preoccupante: 48.600 di questi 124.076 nostri emigranti sono di età compresa tra i 18 e i 34 anni: risorse che perdiamo. 
Alquanto debole la definizione di taluni: "I nostri giovani sono ormai cittadini del mondo"; no, sono emigranti che, come i loro nonni e bisnonni, stanno affidando ad altri Paesi quei sogni e prospettive che non offre il nostro, e con la qualità della loro opera ne contribuiscono alla crescita.
Con soddisfazione rilevo che anche importanti testate come Repubblica e La Stampa usano il termine più appropriato definendoli talenti in fuga, perchè all'estero c'è ormai spazio solo per talenti e noi ne abbiamo, ma il nostro mondo economico, comunque espresso, non rappresenta più il loro campo dove coltivare progetti per il futuro. Accanto ai giovani anche il 9,7% di nostri connazionali tra i 50 e i 64 anni che, senza occupazione, si rimettono in gioco affrontando il futuro fuori dall'Italia. 
Numeri che non debbono restare un semplice dato statistico ma fare riflettere, così come  quanto dichiarato da Don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes: "Auspico un mondo solidale dove nessuno sia costretto a partire, ma ognuno possa scegliere dove costruire la propria vita".

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