sabato 28 novembre 2020

Quegli indimenticabili italo-americani

L'anno scorso andai a Torino per assistere ad un convegno sull'emigrazione italiana. Un argomento alquanto appetibile a cui non potevo rinunciare. Tra addetti all'organizzazione e relatori il numero era superiore a quello degli spettatori, me compreso. La realtà me ne diede presto spiegazione: salvo tre interventi gli altri furono alquanto deludenti, sembravano messi in programma tanto per riempire il programma, oltretutto uno fu alquanto irritante. L'oratore mise l'accento sulla cattiva fama dovuta alla delinquenza di nostri connazionali negli USA, una carrellata di soggetti ed eventi trita e ritrita che sembrava il riassunto di qualche film parente stretto del Padrino. Fatti reali, certo, ma meritava un approfondimento, un'analisi delle circostanze, delle cause, di situazioni che in taluni casi avevano generato il nascere di una reazione malavitosa.= Quel convegno fu tuttavia un riconoscimento morale all'istituzione del Premio ASI Italiani nel mondo che, fino a quel momento aveva scoperto e applaudito quattro eccellenze italiane che si stavano distinguendo negli States: Luigi "Geno" Auriemma (Avellino), Alba Coraini (Milano), Andrea Galbiati (Monza) e Gaetano Indomenico da Floridia, in provincia di Siracusa.
Chissà se quel saputello di Torino mi avrebbe saputo rispondere dove erano nati Al Capone e John Gotti... Bene, se vogliamo denigrarli perchè di origine italiana sarà il caso di aggiungere i tantissimi italo-americani, quei figli di nostri emigranti che hanno fatto parlare di sè in modo altamente maiuscolo. Ne prendo due a caso: Louis Zamperini e Frank Caprio. Delle gesta del primo è stato addirittura fatto un film, Unbroken, prodotto e diretto da Angelina Jolie. Uscito nel 2014 narra di un formidabile mezzofondista, Louis "Louie" Zamperini appunto, che alle Olimpiadi di Berlino del 1936 si classificò ottavo nella gara dei 5000 metri. Ma non furono le sue imprese in pista, dove comunque si meritò il soprannome di "The Torrance Tornado", quanto il suo nobile comportamento in un campo di prigionia giapponese dove fu vessato e torturato ripetutamente dal responsabile del campo, il caporale Mutsuhiro Watanabwe. Louis non crollò mai, si votò alla fede e, addirittura, a guerra finita andò in Giappone dove fu tedoforo per le Olimpiadi di Nagano del 1998; perdonò gli ufficiali giapponesi, salvo Watanabe solo perchè questi si rifiutò d'incontrarlo. Oppresso dalla vergogna? Non si sa, certamente Zamperini è passato alla Storia nella schiera dei nobili, mentre del suo nemico ...lasciamo perdere. Il nostro eroe era nato nel 1917 a Olean, stato di New York, da genitori di Brenzone sul Garda (Verona) e morì a Los Angeles nel 2014. - - -
E parliamo adesso invece di Frank Caprio. Nato a Providence, nello stato del Rhode Island, nel 1936 da papà Antonio, un casertano di Teano, e da mamma Filomena che, seppur nata negli USA, vantava origini italiane. Frank fu dapprima consigliere comunale di Providence, ricoprì poi importanti ariche e nel 1985 divenne giudice municipale. La sua umanità nel condurre le udienze, la capacità di capire e giudicare con buonsenso lo hanno fatto ammirare da tutti e la registrazione di taluni suoi processi girano in rete raccogliendo commossi consensi. Con due dei suoi cinque figli dirige uno studio legale, Caprio & Caprio Law Firm. (Foto: L.Zamperini da Wikipedia e F.Caprio da Facebook)

1 commento:

  1. Io a quel convegno ero presente. Dobbiamo continuare con tenacia e impegnarci costantemente nella narrazione vera e completa dell'emigrazione italiana cambiando però il punto di partenza ovvero guardandola con occhi benigni, come un elemento buono che ha portato a cose buone.

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