L'Emigrazione italiana, alla faccia dei balbettanti accenni di economisti onnipresenti sul reti tv nazionali e delle ideoligiche dichiarazioni politiche, continua a crescere.
Credo che questa realtà, assolutamente preoccupante, passi come acqua sulle spalle di opinion maker se non per un freddo riferire di numeri.
Ha cercato di farci dedicare un poco di doverosa attenzione la giornalista Flavia Perina (ex direttore responsabile del Secolo d'Italia e condirettore di Adnkronos) durante l'odierna puntata di Rai3 Linea notte.
Una manciata di secondi e poi la conduttrice, nel rigoroso ripetto del palinsesto, ha portato l'attenzone alla vicenda del centinaio di migranti che la nave italiana Asso 28 aveva riportato in Libia.
Nulla da dire sul dovere di cronaca, ma quando su questa vicenda, di cui tutti avevamo solo titoli e qualche accenno, ci si dovesse esprimere con opinioni e giudizi credo che si portava poca acqua all' informazione....
Spazio dunque alla crisi di coscienza che dovrebbe tormentare qualche uomo di governo, con buona pace di chi, oggi all'opposizione, tenne la bocca chiusa quando, solo pochi anni fa, pescherecci italiani erano sequestrati da motovedette tunisine e libiche.
Dove albergava allora il doveroso amor di Patria?
martedì 31 luglio 2018
sabato 21 luglio 2018
MARCHIONNE entra nella Storia
Mentre su tutte le prime pagine dei quotidiani si annuncia l'aggravarsi delle condizioni fisiche di Sergio Marchionne, ricoverato in un ospedale di Zurigo, in qualche articolo traspare una critica al suo operato, primo fra tutti l'aver portato la Fiat lontana dall'Italia.
Non sono di questo avviso; sebbene siamo impossibilitati ad avere una controprova, un vedere quale sarebbe stata la conseguenza se l'azienda torinese avesse perdurato nel suo cammino, mi resta l'idea che non avrebbe avuto un percorso dagli obiettivi netti e ben focalizzati; le mutate condizioni politiche, il peso sempre più crescente di una governance internazionale avrebbero spiazzato la nostra azienda leader che per decenni aveva condizionato scelte di governo, qualunque ne fosse il colore.
Ormai non era più così.
Marchionne le ha fatto varcare il Rubicone atlantico portandola da una seconda fila europea, dietro colossi tedeschi e francesi, alla fusione con Chrysler, alla Casa Bianca; i tempi erano mutati e lui l'aveva capito, aveva fatto intraprendere alla FIAT, pur cambiandone ragione sociale, un nuovo percorso, le aveva dato una collocazione internazionale di indiscutibile prestigio.
Sì, è vero, non si sarebbe più parlato dell'azienda FIAT, ma dove? Non certo sulle autovetture perché permaneva una gamma, una linea FIAT, un brand incontrovertibile nella mente e nelle scelte degli automobilisti.
Oggi Marchionne lascia tutti gli incarichi di vertice in quel Gruppo dove entrò nel 2004 come A.D. della FIAT per il suo rilancio e la missione di internazionalizzare l'azienda di via Nizza, al Lingotto dopo che nel 1997 aveva lasciato la storica sede di corso Marconi.
Ha contribuito alla nuova immagine del Gruppo inoltre, punto di pregio, gli va riconosciuto quello di essere stato il mentore di John Elkann, nipote di Gianni Agnelli.
Marchionne è stato un top manager che ha servito con alta professionalità la FIAT, non solo, ha fatto crescere i germogli di una grande Famiglia, anche per questo deve entrare nella Storia.
-
23-7-2018 Peccato che la FCA non abbia inserito alcun top manager italiano nella galassia delle aziende lasciate da Marchionne; che futuro per la continuità italiana?
Non sono di questo avviso; sebbene siamo impossibilitati ad avere una controprova, un vedere quale sarebbe stata la conseguenza se l'azienda torinese avesse perdurato nel suo cammino, mi resta l'idea che non avrebbe avuto un percorso dagli obiettivi netti e ben focalizzati; le mutate condizioni politiche, il peso sempre più crescente di una governance internazionale avrebbero spiazzato la nostra azienda leader che per decenni aveva condizionato scelte di governo, qualunque ne fosse il colore.
Ormai non era più così.
Marchionne le ha fatto varcare il Rubicone atlantico portandola da una seconda fila europea, dietro colossi tedeschi e francesi, alla fusione con Chrysler, alla Casa Bianca; i tempi erano mutati e lui l'aveva capito, aveva fatto intraprendere alla FIAT, pur cambiandone ragione sociale, un nuovo percorso, le aveva dato una collocazione internazionale di indiscutibile prestigio.
Sì, è vero, non si sarebbe più parlato dell'azienda FIAT, ma dove? Non certo sulle autovetture perché permaneva una gamma, una linea FIAT, un brand incontrovertibile nella mente e nelle scelte degli automobilisti.
Oggi Marchionne lascia tutti gli incarichi di vertice in quel Gruppo dove entrò nel 2004 come A.D. della FIAT per il suo rilancio e la missione di internazionalizzare l'azienda di via Nizza, al Lingotto dopo che nel 1997 aveva lasciato la storica sede di corso Marconi.
Ha contribuito alla nuova immagine del Gruppo inoltre, punto di pregio, gli va riconosciuto quello di essere stato il mentore di John Elkann, nipote di Gianni Agnelli.
Marchionne è stato un top manager che ha servito con alta professionalità la FIAT, non solo, ha fatto crescere i germogli di una grande Famiglia, anche per questo deve entrare nella Storia.
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23-7-2018 Peccato che la FCA non abbia inserito alcun top manager italiano nella galassia delle aziende lasciate da Marchionne; che futuro per la continuità italiana?
martedì 17 luglio 2018
Opportunità di lavoro all'estero
Nel mondo, anche in posti inimmaginabili, ci sono opportunità di lavoro per nostri connazionali.
Il sito https://viviallestero.com/offerte-lavoro/?lcp_page2=1#lcp_instance_2
contiene un interessante settore "Offerte di lavoro".
Ovviamente e comprensibilmente Viviallestero si limita a pubblicarle e non si assume alcuna responsabilità su tali proposte; in ogni caso ...in bocca al lupo!
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Ovviamente e comprensibilmente Viviallestero si limita a pubblicarle e non si assume alcuna responsabilità su tali proposte; in ogni caso ...in bocca al lupo!
martedì 3 luglio 2018
Un ORO macchiato da strumentalizzazioni
Il 23
giugno a Tarragona, per la 18a edizione dei Giochi del Mediterraneo, quattro
ragazze salivano sul gradino più alto del podio dopo aver vinto la staffetta 4
x 200 di nuoto: erano Stefania Pirozzi, Margherita Panziera, Linda Caponi e
Laura Letrari. Un successo maiuscolo italiano che replicava quello ottenuto a
Pescara (2009) e Mersin (2013).
Purtroppo
di questa vittoria se ne è parlato pochissimo, un silenzio ingeneroso che si
scontra con i titoloni dedicati alla formazione che ha vinto un altro nostro oro,
quello della 4 x 400 di atletica. Come mai? Perché in quest’ultima gareggiavano
atlete “di colore” e questo aspetto ha soppiantato anche il lodevole risultato
sportivo in quanto era una ghiotta
occasione per farne della strumentalizzazione politica: straniere
(peraltro non bianche) che vincono per l’Italia.
Quanto
siano oggi “straniere” queste ragazze sarebbe opportuno rifletterci:
Raphaela Lukudo è nata ad Aversa (Caserta) 23 anni fa, corre
per il Centro Sportivo Esercito; così come Maria
Benedicta Chigbolu, nata a Roma nel
1989 da madre italiana.
Ayomide Folorunso, nata nel 1996 in
Nigeria, vive a Fidenza dal 2004, è nella squadra del gruppo sportivo Fiamme
oro mentre Libania Grenot, di origine
cubana e sposata dal 2006 con un italiano,
è primatista italiana nei 200 m, corre per le Fiamme Gialle: tutte
atlete con le nostre stellette.
Ma sono
di origine cubana anche: la
mezzofondista Yusneysi Santiusti
Caballero, in Italia dal 2007; l’ostacolista Yadosleidy Pedroso, sposata
con il suo allenatore Massimo Matrone; il lottatore Frank Chamizo, caporal maggiore nell’Esercito, è sposato con
un’italiana e il pallavolista Osmany Jouanturena naturalizzato italiano nel
2010.
Con loro, della squadra
azzurra che partecipò alle Olimpiadi di Rio (2016)¸ facevano parte anche
un’altra decina di atleti nati all’estero, ma nessuno lo sottolineò
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