La sua "valigia di speranze".
la piccola Egea Haffner a Pola |
Dovrebbe essere osservata per qualche minuto da chi, non potendo invocare il negazionismo, sminuisce o distorce cosa ha rappresentato il forzato esodo di 350.000 Italiani dall’Istria e dalla parte settentrionale della Dalmazia.
Gente che, con la morte nel cuore, aveva messo in valigie e fagotti quanto più possibile era riuscita a trattenere per sé per il viaggio verso l’ignoto futuro …italiano.
Legittima preoccupazione se pensiamo che un noto quotidiano il 30 novembre 1946 pubblicò un articolo dove si leggeva:
“Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori. Non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi”. Quel giornale era L’Unità.
“Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori. Non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi”. Quel giornale era L’Unità.
Non so se furono solo quelle pagine ad incitare al rifiuto di Italiani; certo tristemente passato alla Storia è “il treno della vergogna”, un convoglio di carri merci su cui viaggiavano nostri profughi che, provenienti da Pola, erano sbarcati ad Ancona dalla nave Toscana ed erano diretti a Bologna. In questa stazione li attendeva il massimo dell'ostilità: il treno venne preso a sassate mentre aderenti alla CGIL minacciarono di scioperare se a quegli esuli fosse stato dato da mangiare.
Era il 18 febbraio del 1947.
Non è un brano di un racconto o una storiella, seppur tristissima, tanto per fare sensazionalismo: è verità storica e una lapide, con un testo alquanto politicamente addomesticato, ricorda l'episodio. Si trova al binario 1 sul muro dell'ex mensa dei ferrovieri.
Non è un brano di un racconto o una storiella, seppur tristissima, tanto per fare sensazionalismo: è verità storica e una lapide, con un testo alquanto politicamente addomesticato, ricorda l'episodio. Si trova al binario 1 sul muro dell'ex mensa dei ferrovieri.
Quanti lo sanno?
La ritengo una pagina vergognosa di Italiani contro connazionali inermi e auspico un momento di riflessione per quanta sofferenza questi patirono espulsi dalle italiche terre giuliano dalmate.
Mio papà mi raccontò che molti, alla stazione di Bologna, rovesciarono per terra il latte destinato a quei poveri bambini...
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