A loro si associa anche qualche massimo dirigente di industria automobilistica lasciandoci un poco perplessi: lo fa perché deve spingere le auto elettriche che stenta a vendere, per tacere la concorrenza o per seguire una certa onda emotiva?
Come può, infatti, il vertice di un’azienda annunciare che fermerà la produzione di un bene durevole come un’auto? Significa innanzitutto stopparne le vendite con conseguenze solo lontanamente immaginabili.
Mi sono domandato quali saranno stati i commenti delle decine di migliaia di lavoratori di grandi marchi come Audi, Bmw, Mercedes, Renault e Volkswagen nell’apprendere che un motore, che oggi interessa il 50% della produzione, ha gli anni contati. E a che servirà tutta la ricerca tecnologica che vi è stata dedicata?
Si ignorano, per esempio, i risultati recentemente ottenuti dal gruppo francese PSA (a cui fanno capo i marchi Citroen, DS, Opel, Peugeot e Vauxhall) per la produzione di motori diesel a bassissima emissione e peraltro dotati di AdBlue.
Si ignora anche la ricerca avviata da aziende petrolifere per produrre gasolio a basso tenore di zolfo.
Ciononostante apprendiamo che i sindaci di varie città tedesche come Dusseldorf, Stoccarda, Lipsia vogliono limitarne la circolazione. L'amministrazione di Parigi ha annunciato la chiusura alle auto diesel nel 2025 (inizio o fine anno? in quale area e per quante ore?) Suvvia, un po' di chiarezza, anche perché ci è facile immaginate quante esenzioni saranno concesse, vuoi per il tipo di veicolo che per le esigenze di chi lo guida...
Chi ne uscirà penalizzato?
In tanti, innanzitutto le maestranze delle industrie automobilistiche, il firmamento dell'indotto e l'automobilista, il pendolare che resta beffato nella sua spesa/investimento da divieti più di maniera che di sostanza.
Chi fa proclami si è documentato su quale sarà il fabbisogno energetico mondiale?
Giusto solo quattro anni fa, nel gennaio del 2014, il convegno Klimaenergy Klimamobility aveva rivelato che entro il 2040 aumenterà del 35%
Questo fabbisogno sarà soddisfatto principalmente da combustibili fossili e le emissioni di CO2 continueranno ad aumentare in tutto il mondo; certo tale fabbisogno tenderà a diminuire nei paesi dell'OCSE mentre aumenteranno in maniera consistente negli altri.
E' questa la chiave di lettura su cui occorre soffermarsi prima di perseguire la "strana" battaglia contro il diesel per autotrazione (quindi solo una parte del suo impiego) che alcune industrie e mass media (taluni con discutibile superficialità) hanno intrapreso nell'ultimo anno.
Bene, oggi in Europa il mercato delle auto elettriche interessa solo l'1% , domandiamoci quando raggiungerà almeno il 5% dove e come produrremo il fabbisogno di energia e a quale prezzo per l'ambiente.
In ogni caso un'auto elettrica, a parte taluni limiti pratici, costa circa il 30-35% più di una a benzina o diesel e quando si parla di migliaia di euro in più una riflessione con i piedi per terra è dovuta.
In ogni caso un'auto elettrica, a parte taluni limiti pratici, costa circa il 30-35% più di una a benzina o diesel e quando si parla di migliaia di euro in più una riflessione con i piedi per terra è dovuta.
Ma, alla fine, se l'obiettivo sarà raggiunto (quando?) questo metodo di difesa dell'ambiente non sarà una vittoria di Pirro?
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