martedì 26 febbraio 2019

Italiano, quarta lingua studiata al mondo

La notizia ha occupato spazio su molte testate perché apprendere che l'italiano è la quarta lingua più studiata al mondo è davvero sorprendente, ...fa notizia.
Cresce l'interesse per la lingua italiana nel mondo; dominatrice indiscussa resta la lingua inglese seguita da spagnolo e cinese ecco l'italiano che precede il francese. 
Dopo i confortanti numeri dell'anno scolastico 2014-2015 (1,7 milioni di studenti) si è passati ad un vero boom nel 2016-2017 con 2.145.093 studenti in 115 Paesi, grazie agli Istituti Italiani di Cultura.
In Italia, fatto 100 l'inglese abbiamo il francese al 72,3%,  lo spagnolo (18,8%) e il tedesco per l'8,7%; resto perplesso per l'interesse verso russo e mandarino. Salvo che non sia per una cultura personale ritengo che per un italiano lo studio di queste lingue per ragioni di lavoro è giustificabile solo come integrazione dopo che si conoscono già, e molto bene, inglese e francese perché abbiamo in Italia migliaia di immigrati di lingua madre russa e cinese, oltre che spagnola.

lunedì 11 febbraio 2019

UE, la politica stia al passo della realtà

Mentre si accennano i primi passi della campagna elettorale che ci porterà alle elezioni europee è lecito domandarsi cosa c'è di compiuto (pochino) e di quelle attese che non si sono ancora realizzate, vale a dire tanto, ma soprattutto di molto significativo.
Quando si parla di Europa Unita il pensiero va, spontaneamente, all'unione di popoli, di unico linguaggio, non solo monetario, con cui 28 nazioni hanno sottoscritto un cammino comune.
Un cammino comune che, in gran parte, è stato solo un approfondimento di regole di mercato, dopotutto l'UE non è altro che l'ultima emanazione della CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (trattato firmato a Parigi il 18 aprile 1951), della CEE con i Trattati di Roma del 25 marzo 1957. Quanto realizzato è un po' poco per avere messo in piedi un organismo che occupa tre sedi (Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo): il suo bilancio ammonta a 165,8 miliardi di euro. Dai suoi 751 deputati ci si aspetta che producano molto più di quanto vediamo realizzato, ci si aspetta anche una linea univoca, un fronte comune sui grandi temi che dovrebbe rappresentare l'Unione.
Ciononostante abbiamo Paesi che, facendosene spallucce, prendono iniziative politiche dettate dai propri governi, sottoscrivono accordi bilaterali e lasciano gli altri compagni di classe a guardare. Non sono però rimasti a guardare, anzi hanno alzato la voce per esprimere il loro diniego ad accogliere qualche decina di migranti sbarcati sulle nostre coste, non dimentichiamo i respingimenti verso l'Italia da parte della  Francia. Ma non li chiamiamo "cugini d'Oltralpe"? Non ne declamiamo la secolare amicizia in ogni incontro ufficiale? Eppure questi giorni ci stanno presentando un serio incrinamento dei rapporti tra Parigi e Roma...
Uno degli argomenti che domina la scena politica europea è la questione migranti e i Paesi Bassi sono stati al centro delle cronache in occasione dei 47 africani raccolti dalla Sea Watch 3. Sebbene fosse iscritta al registro navale olandese il governo de L'Aia rifiutò di prenderseli in carico.
Ciononostante, dal 26 ottobre al 30 gennaio una comunità olandese ha dato una straordinaria prova di altruismo a favore di stranieri. Nella chiesa di Bethel, a L'Aia, si era rifugiata una famiglia armena colpita dall'ordine di espulsione. I Tamrazyan, papà, mama e tre figli, vivono da 9 anni nei Paesi Bassi; tra l'altro i tre ragazzi frequentano scuole e università, per cui sono ben integrati. Un'antica legge olandese proibisce di interrompere una funzione religiosa e così i pastori di quella comunità hanno fatto appello ai colleghi di altre parrocchie cristiane affinché, giorno e notte, ci fosse un rito continuo per impedire l'irruzione della polizia. la maratona di preghiere ha avuto successo, il governo ha concesso alla famiglia di restare; il loro esempio ha indotto alla revisione di 700 domande d'asilo.
Considerazione finale: il paese reale sembra esprimersi meglio di quello politico.

Giorno del Ricordo, un grande Mattarella

SERGIO MATTARELLA (dal sito del Quirinale)
La commemorazione del Giorno del Ricordo sta rappresentando un collegamento tra due straordinari Presidenti della Repubblica: Carlo Azeglio Ciampi e Sergio Mattarella. 
Fu Ciampi a promulgare, con legge del 30 marzo 2004, questa celebrazione e ora Mattarella, con un discorso tenutosi ieri al Quirinale, ha onorato le popolazioni italiane vittime di una tragedia che è stata una ferita per tutto il popolo italiano, ricordando "che non si esaurì in quei barbari eccidi concentratisi, con eccezionale durezza, nell'autunno 1943 e primavera del 1945"
Il Capo dello Stato è stato poi esplicito sui colpevoli:
"L'aggressività del nuovo regime comunista li costrinse con il terrore e la persecuzione, ad abbandonare le proprie case, le proprie aziende, le proprie terre."  
Mattarella non ha avuto mezze misure, ha ripreso la Storia riportandola alla realtà coperta da quasi sessant'anni di odiosa omertà, una polvere che, colpevolmente, governi e parlamenti avevano lasciato che si depositasse straziando, giorno dopo giorno i cuori, le esistenze dei nostri esuli.
"Il braccio violento del regime comunista si abbatteva furiosamente cancellando storia, diversità, pluralismo, convivenza sotto una cupa cappa di omologazione e di terrore."
Penso possa bastare tutto questo per sottolineare ed elogiare una lectio magistralis che dovrebbe restare indelebile nella memoria degli Italiani di oggi e insegnamento per quelli di domani. 

10 febbraio 2019

venerdì 8 febbraio 2019

Ponte Morandi, ulteriore passerella politica

Dopo sei mesi la tragedia conseguente al crollo del ponte Morandi, a Genova, non manca di essere usata, sfruttata come un'occasione per apparire.
Oggi lo spunto l'ha dato l'avvio della demolizione di quanto è rimasto in piedi; viene logico chiedersi: ma non era meglio presenziare a qualcosa che si costruisce, piuttosto che si distrugge?
Invece, ecco il presidente del consiglio Conte, il ministro Toninelli e i loro attaché; al limite non bastava il solo ministro delle infrastrutture, ed era già superfluo in questa occasione. Accanto a loro, e non me ne si voglia, anche ufficiali di varie Armi. E' ben nota la mia ammirazione per i Corpi militari, resta però l'interrogativo quale ruolo stessero svolgendo in questa fase, peraltro non esaltante: un qualcosa che crolla, che si distrugge. Forse sarà stato dettato dal protocollo.
Per l'amore che si deve a Genova e, soprattutto, ai genovesi, aspettiamoci che un nuovo ponte ricolleghi al più presto il capoluogo ligure alla sua secolare operosità, alla sua realtà.


giovedì 7 febbraio 2019

Ormai emigrano intere famiglie e connazionali della terza età

Emigrazione italiana: dove non arrivano i nostri politici ecco, almeno, l'informazione e l'imprenditoria.
Di quest'ultima ho già trattato elogiando la Leo Burnett per lo spot natalizio dove una giovane italiana, che vive a New York, trova dei torroncini mentre rincasa; dai colleghi dell'informazione si ha invece un contributo che si incrementa nel tempo. 
Oggi il quotidiano torinese La Stampa titola efficacemente così un interessante pezzo scritto da Francesco Sforza  Adesso partono anche famiglie e over 60
Egli sottolinea il flusso migratorio, 140.000 nel 2018, paragonabile a quello dell'immediato Secondo Dopoguerra.
No comment se non un plauso a Sforza, anche perché, finalmente, non si usa l'inappropriato termine "cervelli in fuga" o "mobilità", come se assistessimo ad un trasloco da un quartiere all'altro nelle nostre città.