giovedì 15 ottobre 2020

da Monza a New York: Andrea GALBIATI, "The Wood"

 


Andrea Alessandro Galbiati, ovvero The WOOD, il soprannome che lo accompagna per quanto sono secchi i suoi colpi che lo hanno visto numerose vincitore per ko.

Sì, perché Galbiati è un simbolo della kick boxing, prima come atleta e da una quindicina d’anni come trainer di pugili professionisti: in entrambi i ruoli la sua fama è internazionale.

E’ nato il 30 aprile 1970 a Monza, ed è proprio nel capoluogo brianzolo che a 4 anni ha preso confidenza con il tatami praticando il judo nella palestra del Jumbo Club.

Passato alla kick boxing ha conquistato 4 titoli italiani,  un europeo e  2 mondiali; il suo ultimo incontro a Milano, a 39 anni con il secondo oro che ha conquistato a Milano.

Un atleta altamente versatile che ha saputo ben alternarsi anche nel ruolo di allenatore: i suoi primi insegnamenti, a Muggiò, quando aveva solo 20 anni.

Nel 2007 inizia a prendere confidenza con l’ambiente pugilistico di New York, dove per numerosi anni ha trasmesso a giovani promesse i suoi segreti, ma soprattutto la sua passione, allenando presso la storica palestra Gleason’s Gym, a Brooklyn.

Ed è dalla Grande Mela, dove ha preso la residenza nel 2009, che risponde alle nostre domande.

 


Galbiati, sei stato il primo nostro connazionale a cui consegnammo il Premio ASI Italiani nel mondo, fu a Napoli nel marzo 2016. Oltre ai numerosi successi internazionali fu proprio la tua generosa azione rivolta alla promozione dello sport presso i giovani, togliendoli dalla strada per portarli in palestra, dare loro uno scopo, che incrementò i tuoi meriti per il nostro conferimento.

Li  educo a rapportarsi con gli altri, a misurarsi nel rispetto delle regole, all’autocontrollo, e i risultati che ho ottenuto sono stati davvero incoraggianti.  Ora che ho un mio team e sono spesso in giro per il mondo, soprattutto in Micronesia, non ho più il tempo per questa missione che mi ha dato tanta soddisfazione morale, so che questo sport ha dato una ragione di vita a molti di loro.  Sono stato in vari paesi del mondo a confrontarmi con altre realtà’ pugilistiche locali che mi hanno insegnato molto e che spero di trasmettere ai miei allievi quelli che ho imparato: Aruba, Cile, Croazia, Egitto, Giordania, Giappone, Cuba, Russia e perfino in Siberia.  Ho tenuto numerosi stage in Italia,  quasi una cinquantina,  cercando di insegnare qualcosa di innovativo.

Dai grattacieli di New York alla isole nell’oceano della Micronesia, come mai questo cambiamento?

Nel 2018 ho ottenuto la cittadinanza americana per meriti sportivi quindi non ho lasciato New York perché è lì che ho la mia palestra, la mia famiglia. Insieme al coach Erick Divinagracia sono stato due volte per due mesi  in Micronesia nel Pacifico ad aiutare con la mia esperienza i ragazzi di quella terra.  La mia attività porta a fare e ricevere esperienze e la Micronesia è una terra fatta di gente splendida, di giovani che si avvicinano con entusiasmo a questo sport. L’approccio per me l’ha fornito una mia allieva, Jennifer Chieng, un’atleta straordinaria, originaria appunto della Micronesia, che ha conseguito ottimi risultati. Con lei sono stato l'unico trainer italiano a vedere vincere una propria allieva ai Golden Gloves nell’aprile 2015: dopo 87 edizioni la vittoria ha parlato anche italiano. L’anno scorso ha trionfato ai Pacific Games che si sono disputati a Samoa, Jennifer ha confermato il successo del 2015 quando vinse l’oro a Papua Nuova Guinea: solo due pugili possono vantare due medaglie d’oro. Assolutamente un altro suo grande traguardo è stata la partecipazione, nel 2016, alle Olimpiadi di Rio.

 

Non puoi che esserne molto fiero. Hai altri gioielli nella tua scuderia?

 

Sì, due ottimi interpreti della Muay thai: Ruben Sciortino e John Pina.

Ho vinto un paio di match con questi miei allievi al Madison Square Garden.  Una cintura WBC Muay Thai con John Pina e vinto incontri importanti con Ruben Sciortino. Alleno anche due pugili italiani professionisti che mi raggiungono qui a New York per il loro training, sono il promettente Andrea Sito e l’esperto Jacopo Lusci. Ho mantenuto ottimi rapporti con l’Italia, collaboro con il maestro Francesco Vaccaro della palestra 91026 Fight Club di Mazara del Vallo per la campionessa del mondo di kick boxing Martina Bernile che debutterà tra breve nel pugilato professionstico.

Con il mio team siamo ormai in giro per il mondo per incontri e stage.

 

Parlaci dei principali riconoscimenti che hai ricevuto fuori dal ring.

 

Nel 2015 me ne sono stati conferiti due importanti e personali: Premio dell'Ambasciata italiana a New York e a Monza, la mia città, l’Insegna d'oro dell'USSMB; l'anno dopo, a Napoli, il vostro Premio Italiani nel mondo che ricordo  accolsi con un "grazie, grazie per esservi ricordati di noi". L’anno scorso ho ricevuto un  attestato di benemerenza da Comune di Monza. Comunque quella vostra bella targa è esposta su una parete di casa accanto ai ricordi più belli della mia carriera.  L’Italia l’ho sempre nel cuore e tu sai che quando festeggio una vittoria, che l’atleta sia della Micronesia o degli USA, io sventolo il nostro Tricolore.

Andrea Galbiati, che Italiano!

 


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