martedì 4 febbraio 2020

Gramellini e la scienziata precaria

Se dovessi scrivere una email a Massimo Gramellini ogni volta che intendo esprimergli quanto io apprezzi e condivida i suoi "caffè" penso che bloccherebbe il mittente o mi farebbe grazia di salvare i miei messaggi tra gli spam.
Così ho sempre rinunciato, ma in cuor mio confido che quell'apprezzamento glielo esprimano tanti, tanti altri soprattutto dopo avere letto quanto ha scritto oggi nella sua rubrica Il Caffè che leggo abitualmente sul Corriere: La precaria geniale.
Prende a cuore la curiosa situazione della dottoressa Francesca Colavita, una delle tre magnifiche scienziate dello Spallanzani che hanno isolato il coronavirus.
Per i pochi che ancora non lo sapessero, questa trentenne molisana   è una precaria, per di più lo è da 6 (sei) anni e con uno stipendio annuo di circa 20.000 euro lordi. E già questo se paragoniamo il valore del suo lavoro ad altri...
Francesca è ancora lì allo Spallanzani con un contratto di collaborazione a scadenza e alla fine di ogni anno è tra coloro (tanti) che stan sospesi in attesa che li riconfermino.
Adesso, grazie alla clamorosa scoperta che ci invidia l'intero mondo scientifico, ecco che il ministro Speranza annuncia: "stabilizzeremo 35mila precari", nel senso che, esultiamo, l'assumeranno definitivamente. Certo che c'è precario e precario, ma tenere sei anni sulle spine un ricercatore a cui affidi compiti per la salute pubblica, suvvia...
Che dire? Immagino già che il Presidente Mattarella la inviterà al Quirinale, ma forse non prima di avere tirato le orecchie a chi ha trascurato di valorizzare questo talento.
La  dottoressa Colavita vanta anche esperienze internazionali e  importanti missioni in Liberia e Sierra Leone in occasione del virus Ebola, un curriculum certamente appetibile in università e ospedali americani dove lavorano già molti nostri giovani connazionali. Risorse che perdiamo perché non le sappiamo valorizzare.
Ma chi si è messo ad amministrare il nostro Paese se ne rende conto? Per quanto vedo temo di no, e mi pare grave.
Massimo Gramellini questo non lo scrive perché usa l'intelligente arma dell'ironia che, per chi la capisce, è ancora più penetrante.



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