venerdì 25 dicembre 2020
IMU, dimezzata per i pensionati residenti all'estero
domenica 13 dicembre 2020
Ferruccio Pisoni, lutto fra i Trentini nel mondo
sabato 28 novembre 2020
Quegli indimenticabili italo-americani
mercoledì 18 novembre 2020
Alla trentina ILARIA SALATINO il Premio ASI Italiani nel mondo
mercoledì 4 novembre 2020
Con Biden un poco di Sicilia alla Casa Bianca
martedì 27 ottobre 2020
Quasi 5.500.000 emigranti, testimoni dell'Italianità operosa
sabato 24 ottobre 2020
III edizione della Corsa del Ricordo di Trieste
venerdì 16 ottobre 2020
ASI ricorda gli emigranti Italiani
Claudio Barbaro sul grande schermo nello Stadio Olimpico |
"...Vado a citare qualcuno di questi eventi, anche se sono tutti importanti allo stesso modo e stanno facendo la storia dell'ASI accrescendo in tutto il territorio nazionale la nostra visibilità ...il Premio Italiani nel mondo che ci ha permesso di farci conoscere all'estero, soprattutto dalle nostre comunità residenti, ... la Corsa del Ricordo, uno degli eventi più belli perché più identitari, sentiti e vicini alle nostre radici..."
Sono questi alcuni passaggi della applauditissima relazione con cui il Sen. Claudio Barbaro, presidente e cofondatore di ASI Associazione Società Sportive e Sociali Italiane, ha aperto la X Assemblea Nazionale tenutasi nei giorni 10 e 11 ottobre sulla tribuna d'onore dello Stadio Olimpico di Roma.
Il Premio venne ideato nel dicembre 2015 da Gianmaria Italia che lo propose al presidente Barbaro per l'ASI affinchè avesse la meritata alta rilevanza per un appropriato riconoscimento a quelle nostre eccellenze che, residenti all'estero, stanno portando onore al nostro Paese nella Cultura, nello Sport o nel Sociale. Merito dell'ASI è avere dato adeguata risposta a questa idea che distingue l'Ente sulla scena nazionale. La targa-premio, ornata del nostro Tricolore e con la firma del presidente Claudio Barbaro, è stata finora assegnata a: Andrea Galbiati - USA; Maria Sartori Plebani - Lussemburgo; Bruno Roncarati - Gran Bretagna; Gaetano Indomenico - USA; Ileana Salvador - Svezia; Fondazione Migrantes - Roma; Luisella Suberni Piccoli - Lussemburgo; Giorgio Garofalo - Canada; Salvatore Perri - Francia; Luigi "Geno" Auriemma - USA; Feriana Ferraguzzi - Belgio; Alba Coraini - USA; Antonio Berlingieri - Svizzera.
Chi vorrà segnalare una candidatura a questo premio potrà farlo scrivendo a asi.commissionepremi@gmail.com L'apposita commissione, presieduta da Gianmaria Italia, le valuterà dando sollecita risposta ai proponenti.
giovedì 15 ottobre 2020
da Monza a New York: Andrea GALBIATI, "The Wood"
Andrea
Alessandro Galbiati, ovvero The WOOD, il soprannome che lo accompagna per
quanto sono secchi i suoi colpi che lo hanno visto numerose vincitore per ko.
Sì,
perché Galbiati è un simbolo della kick boxing, prima come atleta e da una
quindicina d’anni come trainer di pugili professionisti: in entrambi i ruoli la
sua fama è internazionale.
E’
nato il 30 aprile 1970 a Monza, ed è proprio nel capoluogo brianzolo che a 4
anni ha preso confidenza con il tatami praticando il judo nella palestra del Jumbo
Club.
Passato
alla kick boxing ha conquistato 4 titoli italiani, un europeo e
2 mondiali; il suo ultimo incontro a Milano, a 39 anni con il secondo
oro che ha conquistato a Milano.
Un
atleta altamente versatile che ha saputo ben alternarsi anche nel ruolo di
allenatore: i suoi primi insegnamenti, a Muggiò, quando aveva solo 20 anni.
Nel
2007 inizia a prendere confidenza con l’ambiente pugilistico di New York, dove
per numerosi anni ha trasmesso a giovani promesse i suoi segreti, ma
soprattutto la sua passione, allenando presso la storica palestra Gleason’s
Gym, a Brooklyn.
Ed
è dalla Grande Mela, dove ha preso la residenza nel 2009, che risponde alle
nostre domande.
Galbiati, sei
stato il primo nostro connazionale a cui consegnammo il Premio ASI Italiani nel
mondo, fu a Napoli nel marzo 2016. Oltre ai numerosi successi internazionali fu
proprio la tua generosa azione rivolta alla promozione dello sport presso i
giovani, togliendoli dalla strada per portarli in palestra, dare loro uno
scopo, che incrementò i tuoi meriti per il nostro conferimento.
Li
educo a rapportarsi con gli altri, a misurarsi nel rispetto delle
regole, all’autocontrollo, e i risultati che ho ottenuto sono stati davvero
incoraggianti. Ora che ho un mio team e
sono spesso in giro per il mondo, soprattutto in Micronesia, non ho più il
tempo per questa missione che mi ha dato tanta soddisfazione morale, so che
questo sport ha dato una ragione di vita a molti di loro. Sono
stato in vari paesi del mondo a confrontarmi con altre realtà’ pugilistiche
locali che mi hanno insegnato molto e che spero di trasmettere ai miei allievi
quelli che ho imparato: Aruba, Cile, Croazia, Egitto, Giordania, Giappone,
Cuba, Russia e perfino in Siberia. Ho tenuto numerosi stage in
Italia, quasi una cinquantina, cercando di insegnare qualcosa di
innovativo.
Dai grattacieli
di New York alla isole nell’oceano della Micronesia, come mai questo
cambiamento?
Nel
2018 ho ottenuto la cittadinanza americana per meriti sportivi quindi non ho
lasciato New York perché è lì che ho la mia palestra, la mia famiglia. Insieme al coach Erick Divinagracia sono
stato due volte per due mesi in
Micronesia nel Pacifico ad aiutare con la mia esperienza i ragazzi di quella
terra. La mia attività porta a fare e ricevere esperienze e la
Micronesia è una terra fatta di gente splendida, di giovani che si avvicinano
con entusiasmo a questo sport. L’approccio per me l’ha fornito una mia allieva,
Jennifer Chieng, un’atleta straordinaria, originaria appunto della Micronesia,
che ha conseguito ottimi risultati. Con lei sono stato l'unico
trainer italiano a vedere vincere una propria allieva ai Golden Gloves
nell’aprile 2015: dopo 87 edizioni la vittoria ha parlato anche italiano.
L’anno scorso ha trionfato ai Pacific Games che si sono disputati
a Samoa, Jennifer ha confermato il successo del 2015 quando vinse l’oro a Papua
Nuova Guinea: solo due pugili possono vantare due medaglie d’oro. Assolutamente
un altro suo grande traguardo è stata la partecipazione, nel 2016, alle
Olimpiadi di Rio.
Non
puoi che esserne molto fiero. Hai altri gioielli nella tua scuderia?
Sì,
due ottimi interpreti della Muay thai: Ruben Sciortino e John Pina.
Ho vinto un paio di match con questi miei
allievi al Madison Square Garden. Una cintura WBC Muay Thai con John Pina
e vinto incontri importanti con Ruben Sciortino. Alleno anche due
pugili italiani professionisti che mi raggiungono qui a New York per il loro
training, sono il promettente Andrea Sito e l’esperto Jacopo Lusci. Ho
mantenuto ottimi rapporti con l’Italia, collaboro con il maestro Francesco
Vaccaro della palestra 91026 Fight Club di Mazara del Vallo per la campionessa
del mondo di kick boxing Martina Bernile che debutterà tra breve nel pugilato
professionstico.
Con
il mio team siamo ormai in giro per il mondo per incontri e stage.
Parlaci
dei principali riconoscimenti che hai ricevuto fuori dal ring.
Nel 2015 me ne sono stati conferiti due
importanti e personali: Premio dell'Ambasciata italiana a New York e a Monza,
la mia città, l’Insegna d'oro dell'USSMB; l'anno dopo, a Napoli, il vostro
Premio Italiani nel mondo che ricordo
accolsi con un "grazie, grazie per esservi ricordati di noi".
L’anno scorso ho ricevuto un attestato
di benemerenza da Comune di Monza. Comunque quella vostra bella targa è esposta
su una parete di casa accanto ai ricordi più belli della mia carriera. L’Italia l’ho sempre nel cuore e tu sai che
quando festeggio una vittoria, che l’atleta sia della Micronesia o degli USA,
io sventolo il nostro Tricolore.
Andrea Galbiati, che Italiano!
lunedì 14 settembre 2020
SARTORI PLEBANI, messaggera di Italianità
“Dahin, dahin, geht unser Weg! O Vater, lass uns ziehn! (Qui è dove va la nostra strada! O padre, lasciaci andare!), scriveva Johann W.Goethe nel suo Mignon. E non escludo che Maria Sartori potrebbe averlo detto nel 1987 ai suoi genitori prima di lasciare Bolzano per andare negli Stati Uniti. Esattamente doveva raggiungere l’Università di Pittsburgh dove l’attendeva un master in italiano e il ruolo di teaching assistant nel dipartimento di italiano.
Maria Sartori PlebaniViveva così la sua prima esperienza di vita all’estero, le chiedo durante il nostro incontro a Lussemburgo
Sì, poi tornai in Italia, esattamente a Brescia, dove dal
1989 al 1993 lavorai come traduttrice. In quegli anni mi sposai con Giancarlo
Plebani e nacquero i nostri primi figli,
Alessandro e Stefano. La mia seconda esperienza di vita all’estero, che è poi
l’attuale, ha avuto inizio nell’agosto 1993 quando seguii mio marito in
Lussemburgo dove lo attendeva un’ importante carica dirigenziale.
Lei, donna di cultura, come ha vissuto l’ambientamento in
un paese del tutto nuovo?
Bisogna premettere che Lussemburgo è una, con Bruxelles e Strasburgo, delle tre città sedi di istituzioni europee; qui abbiamo la Corte di Giustizia dell’UE, la Banca Europea degli Investimenti, la Corte dei conti europea, per cui l’esigenza di una massiccia nuova forza lavoro. Sono arrivata qui proprio in un periodo in cui c’era questo cambiamento nell’immigrazione, da quella manuale a quella intellettuale, oltretutto erano state chiuse le miniere nelle Terres Rouges, al confine con la Francia. Io non ho mai subito discriminazioni, penso dipenda da come ci si pone nei rapporti con la gente del posto. Tuttavia va detto che fino ai primi anni ’60 gli italiani erano chiamati Bären, vale a dire orsi e non deve essere stato piacevole per quei nostri connazionali che, lontani da casa, erano arrivati qui per lavorare, guadagnarsi il pane onestamente.
Immagino che questo trasferimento non abbia limitato le
sue aspettative
Da moglie e da madre di due figli l’impegno è immaginabile, tuttavia, dato che nel Granducato era in espansione il settore finanziario a livello internazionale, mi diedi da fare organizzando corsi di lingua italiana per aziende e privati. Qui ci sono molti francesi e portoghesi e sono molto felice di avere insegnato loro la nostra bella lingua e la nostra cultura. Un’esperienza didattica rilevante che ho arricchito scrivendo tre libri dedicati al perfezionamento dell’italiano ai livelli B2.C1. Il primo è stato il romanzo Tutto cominciò con una telefonata, una traduzione francese e tedesca delle parole più difficili. Sono seguiti Tutto è bene quel che finisce bene e Mai dire mai: storie piacevoli integrate da un glossario e da esercizi. Sono testi tuttora disponibili. Poi, nel 2018, ho scritto Qui gatta ci cova per la Langenscheidt. Ah, un particolare molto importante, nel frattempo sono stata allietata dalla nascita di Elena.
Mamma felice e docente alquanto impegnata…
Sì, c’è stata anche
dell’universitaria perché nel 2016 ho conseguito il certificato di Lingua,
Cultura e Società italiana nell’Università del Lussemburgo; poi ho collaborato
con l’Università di Treviri e, cambiando genere, ho tenuto
anche un corso di cucina italiana per il comune di Bertrange e la rivista Revue
ha pubblicato alcune mie ricette.
Davvero un’esperienza didattica ad ampio raggio, ma so
che è stata coinvolta anche in molte collaborazioni culturali e sociali.
Ah, certo. Collaboro con Convivium, una benemerita
associazione italo-lussemburghese e sono segretaria dell’Associazione Culturale
dei Lombardi in Lussemburgo. Lo faccio molto volentieri.
Vedo che accoglie tutto con piacere, nuovi stimoli. Mi
permetta una curiosità: lei ha tre figli e certo mi può dire qualcosa del
lavoro degli studenti durante le vacanze estive.
Sì, una bella iniziativa del Granducato; è molto formativa e
si chiama “Contrats de travail pour l’occupation des
élèves et étudiants pendant les vacances scolaires” ed è riservato a studenti
dai 15 ai 27 anni d’età. Ricevono una retribuzione che non può essere inferiore
all’80% del salario sociale minimo.
Agli italiani che vorrebbero trasferirsi
qui cosa può suggerire?
Lussemburgo è uno stato cosmopolita come
pochi; in tutto il territorio si contano 630.000 abitanti, ma il 46% sono
stranieri mentre la sua capitale ha 123.000 abitanti di cui solo 36.000 sono
lussemburghesi. Premesso questo, che
dimostra quanto sia determinante l’afflusso di stranieri qui, debbo ricordare
che quando si emigra si abbandonano genitori, parenti, amici, abitudini che non
ritroverai. Bisogna essere ben consapevoli di quello che si lascia perché si
affronta una nuova vita. Un grande rispetto, quindi, verso chi decide di
compiere questo grande passo.
Come non pensare di conferire un premio a cotanto impegno, a questo valore aggiunto della nostra comunità all'estero? Ci ha pensato l'ASI Associazioni Sportive Sociali Italiane che nel 2016 le ha assegnato la targa del Premio Italiani nel mondo che la professoressa Sartori Plebani conserva con amore e legittimo orgoglio.
NB - Chiunque voglia contattare la Prof.ssa Maria Sartori Plebani potrà scriverle a plebani@pt.lu
venerdì 11 settembre 2020
SUBERNI PICCOLI, la regista che promuove l'Italia con attori stranieri
Che opere di nostri autori come Goldoni, Pirandello o De Filippo siano presentati su palchi internazionali non è cosa inusuale, tutt'altro. Un po' meno che ad interpretarle siano attori stranieri che recitano in italiano.
L'iniziativa, audace quanto meritoria, è di Luisella Suberni Piccoli, una insegnante di lingue straniere e regista teatrale che da una trentina d'anni vive in Lussemburgo dove ha allestito una compagnia, Teatrolingua. Il gruppo, composto appunto da una ventina di soli attori stranieri, dal 2004 porta in scena opere di noti autori italiani, trasposizioni di opere letterarie, nonché opere ideate dalla stessa Suberni Piccoli.
La incontro in Lussemburgo, proprio nella capitale del Granducato, e le
chiedo: come le è venuta quest’idea di abbinare l’insegnamento al teatro?
A Trieste avevo la mia cattedra in un liceo linguistico, ma allo stesso
tempo organizzavo degli spettacoli in lingua straniera (tedesco) presso
l’Istituto d’Arte drammatica della città. Ho avuto così modo di constatare che
il teatro è uno strumento utilissimo per l’apprendimento delle lingue. Senza
contare che fare teatro porta inevitabilmente al divertimento, alla coesione e
all’amicizia nel gruppo. E aiuta pure a sviluppare la propria personalità, a
superare le proprie timidezze…
Da Trieste a Lussemburgo, come mai?
Ho seguito mio marito che aveva trovato lavoro qui e l’ho fatto con molti
timori, visto che ero innamoratissima della mia città. Ma poi qui a Lussemburgo
mi sono trovata benissimo e non ho alcun rimpianto, un sentimento che mi capita
di condividere con molti giovani che continuano a emigrare da un’Italia che
purtroppo offre sempre meno prospettive.
Un passo importante, vista l’attività che sta svolgendo
Direi di sì, anche perché sono convinta che qui a Lussemburgo mi si sono
presentate molte più opportunità di lavoro e di creazione artistica. Per
diversi anni ho insegnato alla formazione professionale delle Istituzioni
Europee, constatando con mano l’utilità e la bellezza della nostra UE, ho collaborato
con l’Istituto italiano di Cultura che purtroppo è stato chiuso, con
l’Ambasciata, con società come la Dante Alighieri o Convivium. Ora sono
insegnante presso l’Institut National des Langues, una scuola per adulti che
dipende dal Ministero dell’educazione nazionale lussemburghese dove si
insegnano 8 lingue e dove si incontrano persone di tutte le nazionalità e di tutte
le culture. Ho pure insegnato teatro in lingua italiana all’università di
Lussemburgo, ho seguito e dato formazioni in vari luoghi, anche oltre confine
... . Insomma un ambiente molto stimolante!
Va' all'Inferno, Dante! |
Dal punto di vista artistico, ho incontrato poi persone ed istituzioni locali che mi hanno sostenuto nella mia attività, per cui è dal 2009 che rappresento i miei spettacoli in uno dei più prestigiosi teatri della città (Abbaye de Neimünster) con un pubblico di circa 500 persone che ci segue ogni anno. E` indubbiamente una bella soddisfazione.
Che autori ha fatto conoscere finora al Suo Teatrolinga?
Non so se li ricordo tutti … Sergio Tofano (Isola dei pappagalli), Edoardo
De Filippo (Occhiali neri), Garinei e Giovannini (Aggiungi un posto a tavola),
Pirandello (Cecè, La patente, La giara), Carlo Gozzi
(L’amore delle tre melarance), Natalia
Ginzburg (Ti ho sposato per allegria) … E poi, attraverso le mie trasposizioni
teatrali, Italo Svevo (La coscienza di Zeno), l’Ariosto (L’Orlando furioso), il
Boccaccio (Decameron)… O ancora, attraverso le mie creazioni, il Salgari (Il
Capitano e i suoi eroi. Vita, avventure e disavventure di Emilio Salgari), il
Goldoni (TuttoGoldoni), Vamba, De Amicis, Collodi (Gian Burrasca, Franti
e Pinocchio contro tutti) oppure Dante Alighieri
(Va’ all’inferno, Dante!), che abbiamo rappresentato anche a Roma.
E proprio mentre nel maggio del 2017 era a Roma, per presentare al Teatro Hamlet il suo Va' all'Inferno Dante!, le è stato consegnato il Premio ASI Italiani nel mondo per la Cultura*
Ah, sì, l'ho apprezzato moltissimo, lo considero “un tigre nel motore” per il proseguimento della strada intrapresa.
Roma, Sandro Giorgi consegna il Premio ASI Italiani nel mondo |
Roma, quindi spettacoli anche fuori Lussemburgo
Si, quasi ogni anno, dopo le due rappresentazioni qui nel Granducato,
portiamo il nostro spettacolo in Italia o in altri paesi. Finora siamo stati a
Trieste, Torino, Reggio-Emilia, Firenze, Venezia, Padova, Roma, Bruxelles,
Thionville e Madrid per un festival di teatro in lingua straniera.
Teatrolingua a Madrid |
In ottobre 2021 è prevista invece la rappresentazione del mio adattamento
della Mandragola di Machiavelli.
E per il 2022, anno in cui Esch-sur-Alzette sarà capitale culturale europea, abbiamo il progetto di partecipare alle grandi manifestazioni culturali che verranno organizzate in quell’occasione, proponendo la mia trasposizione teatrale di un romanzo di Jean Portante, “La memoria di una balena”, che parla di tre generazioni di immigrati italiani vissute nel bacino minerario del Sud del Lussemburgo.
Luisella Suberni Piccoli con la targa-premio (foto di Gianmaria Italia) |
Questa la sintesi di quello che è riuscita a creare un’emigrata italiana, Luisella Suberni Piccoli, ammirevole artefice di una straordinaria promozione della lingua e della cultura italiane sulla scena internazionale; da un'insegnante triestina una lezione su come onorare l'Italia.
sabato 22 agosto 2020
New Orleans si scusa per crimini subiti da nostri emigranti nel 1891
Riconosciamo che la Storia patria non abbonda tra le fila dei nostri governanti; diviene però doverosa quando si parla di migrazione a senso unico ignorando che questa non è solo in entrata e l'Italia ne è stata e purtroppo lo è tuttora, una protagonista.
L'Italia che emigrò negli USA non è solo quella delle fin troppo esaltate pagine che hanno interessato alcune decine di malviventi che dovevano difendere le loro attività dalla concorrenza, altrettanto criminosa, di bande irlandesi, greche e russe della criminalità. Basta leggere i numerosi articoli e i convegni che ho dedicato ai nostri emigranti per avere un quadro, seppur limitato, di quanto bene abbiano fatto gli Italiani all'estero e io vado fiero di avere parenti che sono emigrati negli Stati Uniti, esattamente nel Connecticut, dove si sono comportati magnificamente, altrettanto magnificamente si sono inseriti nella società e hanno formato famiglie che hanno saputo farsi stimare.
Quindi, ogni raffronto meschino, spesso usato da opinion maker di infimo spessore, per fare confronti tra gli attuali flussi migratori verso l'Italia è solo oltraggioso.
New Orleans, l'assalto alla prigione per aggredire gli italiani |
In altro post ho descritto il linciaggio subito da nostri lavoratori in Francia nel 1893, ma grazie al suggerimento di un caro Amico, ripropongo quanto avvenne nel 1891 a New Orleans. Il 13 marzo 11 Italiani furono uccisi da una folla inferocita perché ritenuti gli assassini del capo della polizia David Hennessy.
Per quel delitto i sospetti furono subito indirizzati sulla folta comunità italiana e furono centinaia gli arrestati, ma dopo varie indagini il tutto si ridusse ad imputare solo tre indiziati e, nel processo che ne seguì, il verdetto di colpevolezza non fu unanime.
Una folla di circa tremila persone non accettò il rilascio di tutti quei nostri immigrati e, inferocita, iniziò una caccia all'uomo e assalì la prigione. Un odio cieco e ingiustificato che portò all'uccisione per armi da fuoco di nove nostri connazionali mentre due furono impiccati. Una pagina efferata che macchia la Storia degli Stati Uniti.
Siccome il tempo è galantuomo, e spero lo sia sempre, ecco che dopo oltre un secolo l'amministrazione comunale di New Orleans, attraverso il suo sindaco, la signora LaToya Cantell (peraltro di origine siciliana) ha chiesto scusa e giustizia per quell'efferato atto criminoso ai danni della nostra comunità.
L'Italia tutta deve evidenziare questo nobile gesto e ricordarsi con affettuoso rispetto del valore degli Italiani nel mondo dove sono andati per lavorare onestamente e contribuire alla crescita del paese che li ha ospitati.
Agosto 1893 Quando furono linciati lavoratori italiani ad Aigues-Mortes
Sul versante meridionale della Francia, esattamente ad Aigues-Mortes in Occitania, nei giorni 16-17 agosto 1893 gli abitanti del posto si macchiarono di un efferato delitto: il linciaggio di numerosi italiani, prevalentemente piemontesi, che erano stati chiamati dalla Compagnie des salins du Midi per lavorare nelle saline.
Vuoi il periodo, vuoi perché i colpevoli cercano sempre di minimizzare, da parte francese si sostenne che ci furono solo 9 vittime mentre il Times di Londra parlò di 50, non si esclude che siano state quasi 400.
Questa la verosimile portata della vergognosa caccia all'uomo che rischiò di fare scoppiare una guerra tra la Francia e l'Italia.
Le cause? Ufficialmente quella che i francesi temevano che i nostri connazionali erano lì a portare via il lavoro e taluni arrivarono a fare serpeggiare la voce che avevano accoltellato dei transalpini. Fu la scintilla che fece esplodere una situazione già molto tesa.
La gendarmeria arrivò solo 18 ore dopo i disordini, quando il peggio si era ormai consumato. Il processo che ne seguì non emise alcuna sentenza di colpevolezza.
domenica 16 agosto 2020
La generosità di Geno Auriemma (we are proud of him)
Geno Auriemma, per l'esattezza Luigi "Geno"Auriemma, è nato a Montella (AV) il 23 marzo 1954 è dal 1985 l’head coach, vale adire primo allenatore, dell’UConn Huskies, la squadra femminile di basket dell’Università del Connecticut che ha portato per 11 volte alla vittoria del campionato NCAA. Alla guida della Nazionale femminile USA di basket ha vinto due titoli mondiali (2010 e 2014) e due ori olimpici (2012 -2016); è stato nominato 5 volte coach dell’anno e nel 2006 è stato inserito nella Naismith Memorial Basketball hall of fame, uno dei massimi riconoscimenti internazionali della pallacanestro. Insomma, una vita di successi per il più premiato allenatore di basket nella storia degli USA, …un italiano che nel 1961 si è trasferito con la famiglia negli USA.
Di lui merita scoprirne anche le qualità umane e non è casuale una sua affermazione, “Non assumo bravi allenatori, assumo brave persone. Se si rivelano anche bravi allenatori è un vantaggio”.
Ma i suoi valori non finiscono qui. Geno Auriemma ha a cuore i bambini e ogni anno, sotto l’insegna Geno Auriemma’s Fore the Kids, organizza un torneo di golf a scopo benefico, il Charity Golf Tournament; l’ultimo si è tenuto il 3 agosto all’Hartford Golf Club (www.genogolf.com).
Mettendo in campo la propria popolarità coinvolge molti amici e partner filantropici per raccogliere fondi per il Connecticut Children’s Medical Center Foundation: in 17 anni sono stati raccolti più di 2 milioni di dollari. Si tratta di risorse finanziarie necessarie per investire in persone, ricerca, tecnologia e attrezzature all’avanguardia a favore di bambini bisognosi di cure: dai più piccoli trattati nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale (UTIN) a quelli sottoposti a cure contro il cancro e le malattie del sangue.
Sono particolarmente orgoglioso di averlo conosciuto nel 2017 in occasione di una tournée dell'Università del Connecticut che prevedeva soste in alcune città italiane tra cui Firenze e Vicenza: una ghiotta occasione per incontrarlo e consegnargli la targa del Premio ASI Italiani nel mondo, un riconoscimento che ho ideato nel 2015 per nostri connazionali che si distinguono nello Sport, nella Cultura e nel Sociale.
A Firenze la cerimonia ufficiale fu organizzata dal Comune nello storico Palazzo dei Cinquecento e Geno Auriemma, che fra gli innumerevoli riconoscimenti ufficiali poteva cantare di essere stato ospite del presidente Barack Obama, qui non fu accolto dal sindaco, neppure da un qualsiasi assessore, ma dal presidente della locale circoscrizione.
Lì fu comunque salutato da un mio caro amico, che gli anticipò la targa del Premio Italiani nel mondo e l'indomani io raggiunsi Auriemma al palasport di Vicenza dove, con le proprie cestiste, avrebbe tenuto uno stage di basket. Potei parlare a lungo con lui e sua moglie Kathy (di origine calabrese) spiegando le ragioni del nostro premio che lui aveva apprezzato perché onorava le sue origini italiane.
Sapendolo amante della Toscana, in particolare delle colline del Chianti, gli regalai un libro fotografico scritto in italiano e in inglese (foto): fu molto gradito.
Per Geno, plurimedagliato uomo di Sport, si aggiunga l’impalpabile, ma perenne gratitudine di centinaia di bambini e delle loro famiglie.
Gianmaria Italia incontra Geno Auriemma a Vicenza e qui sotto la targa del Premio Italiani nel mondo (edizione 2017) che gli ha assegnato
venerdì 7 agosto 2020
Marcinelle, una tragedia simbolo
Domani 8 agosto ricorre il doloroso anniversario di quanto avvenne nel 1956 a Marcinelle, sobborgo operaio di Charleroi (Belgio), nella miniera di carbone Bois du Cazier: un incendio a 1000 metri di profondità strappò alla vita 262 lavoratori, 136 dei quali italiani.
Quella pagina della nostra Storia non può essere inghiottita dal tempo, così per quella data nel 2001 è stata istituita la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
Purtroppo la pandemia da coronavirus ha influito sul cerimoniale che interesserà la partecipazione alle celebrazioni previste per oggi e domani: saranno ammesse solo delle selezionate rappresentanze di politici e di associazioni di famigliari dei Caduti, una cinquantina di persone al massimo.
sabato 1 agosto 2020
Nasce il PREMIO AUXIMUS ITALIANITA' NEL MONDO
Questo riconoscimento è per tutti quegli emigranti italiani e/o loro figli che, con la loro opera nella Cultura, nel Sociale e nello Sport, portano onore all'Italia.
Sbarchi, ora Conte non può più prendersela con Salvini
venerdì 31 luglio 2020
Salvini sotto processo, forse un boomerang
La spiegazione è semplice: mandarlo sotto processo per un'accusa che riguarda l'esercizio della sua funzione crea un serio precedente, oltretutto Salvini operò come ministro del nostro governo (presidente Giuseppe Conte) a tutela di interessi nazionali. E chi non è animato da un preconcetto livore politico vada a rileggersi le cronache di quei giorni in cui la nave, dopo avere effettuato i salvataggi (zone Libia e Malta), preferì puntare sulle coste italiane di Lampedusa ignorando la disponibilità del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez che aveva attivato il porto di Algeciras. Inoltre la Spagna aveva già diffidato la Open Arms ad effettuare i soccorsi in mare perché quel compito è deputato alla Capitaneria di porto.
Perché allora la scelta dell'Italia? Solo ideologica e strumentale.
Aggiungo due particolari di non poco conto:
- la risoluzione del Consiglio d'Europa n° 1821 del 28.6.2011, richiamandosi alla Convenzione SAR (Search And Rescue), stabilisce "luogo sicuro" quello dove viene garantita la protezione fisica delle persone "adottando le disposizioni necessarie affinché lo sbarco abbia luogo nel più breve tempo ragionevolmente possibile". Ripeto: perché allora prendere la rotta verso l'Italia?
- dove era la dichiarata emergenza sanitaria quando i medici, dopo avere visitato i primi sbarcati, ne riscontrarono uno solo malato, peraltro affetto da otite?
Orsù, un poco di senso della Nazione.
Sarebbe ora che l'Italia rifletta sulla decisione del Senato (149 a 141) perché basta guardarsi attorno per capire dove alloggia la tanto declamata "accoglienza umanitaria" sbandierata più da certi partiti e loro clientes che dall'opinione pubblica.
Abbiamo un governo così prono alle direttive UE che fa passerella con la demagogia dell'accoglienza, però grava di IMU le case degli emigrati italiani.
Inqualificabile!
giovedì 30 luglio 2020
Ma che si dice in tv?
Che dire? Forse per il selezionato giornalista quella mamma non era una persona?
E quando senti dire (o leggi): "Morta una bimba di soli due anni"... Allora se ne aveva già dieci pace all'anima sua?
Ma non basta perché sono numerose le occasioni in cui conduttori e ospiti si esprimono con frasi e strafalcioni che lasciano sconcertati, per non parlare di opinioni che, purtroppo, non hanno un valido contradditorio.
Il fatto più grave è che la televisione è tuttora ritenuta la fonte della Cultura ..."l'hanno detto in tv" e così superficialità e ignoranza trovano terreno fertile.
domenica 26 luglio 2020
Coronavirus, la riconoscenza di MATTARELLA agli Italiani all'estero
mercoledì 22 luglio 2020
IMU, che adesso il nostro emigrante paghi tutto!!!
Piccola cronistoria: prima del governo Monti gli immobili che venivano lasciati sfitti in Italia dagli emigranti non pagavano l'IMU.
Per "salvare l'Italia" la manovra di Monti (art. 13, comma 2 del d.l. 201/2011) mise in discussione questa esenzione lasciando facoltà ai singoli comuni di applicare o meno l'imposta nell'aliquota "altri fabbricati", quindi la più costosa, anche alle case di proprietà degli Italiani emigrati.
Per "fare cassa", non c'è altra spiegazione, ne approfittarono subito le giunte di Roma (Alemanno) e Milano (Pisapia) mentre moltissimi altri comuni, compresi capoluoghi di regione come Ancona, Bari, Napoli, Torino e Venezia) lasciarono immutata la gratuità.
Ci pensò Renzi, con la legge 80 del 23 maggio 2014, a togliere quelle eccezioni, o quasi.
Quasi perché tutti gli emigranti avrebbero dovuto pagare l'aliquota di "seconda casa", fatta eccezione per gli emigranti in pensione. E eurodeputati alleati di quel governo sottolinearono la sensibilità verso i nostri connazionali. Io, invece, stigmatizzai quell'esenzione perché la ritenevo una presa in giro domandando: ma dove trovi un nostro emigrante che si tiene vuota e sfitta una casa in Italia e continua a vivere all'estero? Ovvio pensare che i sacrifici posti nel costruirsela avrebbero poi meritato un loro utilizzo una volta raggiunta l'agognata pensione.
Bene, con l'ultima legge di bilancio anche quella piccola schiera di emigranti in pensione, se proprietaria di un immobile in Italia, dovrà pagare l'IMU come "altri fabbricati", ...quindi seconda casa.
La motivazione? Con questa agevolazione l'Italia era stata accusata di non rispettare il principio di non discriminazione, favorendo esclusivamente i cittadini italiani residenti all'estero e non anche gli stranieri in possesso di un immobile in Italia.
Bene, si fa per dire... Ma i nostri europarlamentari gliel'hanno spiegato che gli immobili comprati in Italia dagli stranieri sono solo case vacanze?
Mancava questo ultimo schiaffo a chi, costretto ad emigrare, porta però onore all'Italia mentre qui i nostri governanti inventano redditi e bonus che svuotano le casse dello Stato giustificandoli come aiuti alla ripresa economica.
Come possono giustificare, per esempio, quello sui monopattini elettrici che sono quasi tutti made in Cina?
Cos'altro inventeranno ora? Che i nostri emigranti paghino anche per altri loro errori?
lunedì 20 luglio 2020
Tanti italiani lasciano il Paese...
oggi su Il Giornale
Tanti italiani lasciano il Paese, qui restano sempre più migranti
In 10 anni 816mila italiani hanno lasciato l'Italia mentre gli immigrati restano qui e non vengono redistribuiti in Europa
Secondo i dati Istat riferiti al 2018, sono ben 816mila gli italiani che si sono trasferiti negli ultimi 10 anni. Numeri sconcertanti, che rappresentano una vera e propria costante emorragia per la nostra nazione. Grave soprattutto il fatto che ad abbandonare l'Italia siano spesso e volentieri cittadini con titoli di studio: due anni fa, il 53% delle persone partite era in possesso di un titolo di studio medio-alto (29mila laureati e 33mila diplomati), come riportato da "Il Fatto Quotidiano".
Si tratta in gran parte di giovani, un'importante risorsa che viene pertanto a mancare al nostro Paese. Il 73% degli emigrati ha circa 25 anni, con un leggero aumento fra le donne. Sempre secondo i dati Istat, la regione italiana da cui si espatria di più è la Lombardia, seguita Veneto, Sicilia, Lazio e Piemonte. Nell'arco temporale compreso fra il 2009 ed il 2018, gli italiani si sono spostati principalmente verso Regno Unito e Germania, con un aumento dei flussi anche verso Spagna, Francia e Svizzera.
Mentre i nostri connazionali se ne vanno, a raggiungere il nostro Paese sono i cittadini stranieri. I flussi non si sono fermati neppure durante l'emergenza sanitaria. Secondo quanto riferito da "LiberoQuotidiano", che ha riportato i dati del ministero dell'Interno, dall'inizio dell'anno sono 9.775 gli immigrati arrivati in Italia. Numeri che si sono moltiplicati rispetto al periodo in cui Salvini era a capo del Viminale.
martedì 14 luglio 2020
Premio agli Italiani nel mondo
La premiazione di Geno AURIEMMA (a sinistra) - foto Brunello |
La targa-premio ha finora raggiunto 12 connazionali: 4 negli USA , 2 in Lussemburgo, poi uno in Belgio, Canada, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera
Fra i premiati annoveriamo Geno Auriemma, allenatore della Nazionale femminile USA di basket; la regista teatrale Luisa Suberni Piccoli (Lussemburgo); il direttore d'orchestra Salvatore Perri (Francia); il giornalista Bruno Roncarati, veterano fra i presidenti dell'Associazione Nazionale Alpini (Gran Bretagna); la più volte campionessa di marcia Ileana Salvador (Svezia) e Feriana Ferraguzzi, già calciatrice della Nazionale italiana e da trent'anni d.t. del Royal Standard Liège (Belgio).
Per ulteriori informazioni o segnalazioni scrivere a asicommissionepremi@gmail.com